La parodontite, così chiamata perché riguarda il parodonto, ma è anche conosciuta come piorrea, è una pesante infiammazione alle gengive e agli apparati che sostengono i denti. La causa principale è riconducibile alle infezioni batteriche, che gradualmente indeboliscono i tessuti molli ed ossei che sostengono i denti, tra cui proprio le gengive.
Ciò viene a crearsi soprattutto quando c’è un accumulo di tartaro e placca, che a loro volta generano delle sacche batteriche all’interno delle tasche parodontali. Siccome dalla parodontite si può arrivare anche al sanguinamento delle gengive e alla caduta dei denti, è bene attivarsi allo scopo di curare la grave infezione: ecco quanto tempo ci vuole per guarire dalla parodontite.
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Le diverse terapie e le rispettive tempistiche
Il tempo necessario per ottenere una guarigione completa dalla piorrea dipende sia dalla gravità della patologia sia dalla terapia. In merito al secondo fattore sveliamo subito che tra le cure che portano risultati in tempistiche più rapide c’è il laser e al riguardo suggeriamo di visitare il sito ufficiale di Excellence Dental Network per informarsi su quanto costa curare la parodontite con il laser e in cosa consiste questo trattamento terapeutico. A causare la parodontite possono essere diversi fattori, che a loro volta provocano le infezioni. Ad esempio, la piorrea è collegata ad un momentaneo indebolimento delle difese immunitarie, alla mancanza parziale o totale di igiene orale, alla malnutrizione e ai denti storti.
Ma siccome si tratta di una malattia cronica che accomuna milioni e milioni di persone al mondo, è bene sapere che non c’è una cura definitiva, bensì un controllo costante per tutta la vita. Una gestione, il cui scopo è sanificare il più possibile la bocca dalle infezioni, è possibile attuarla in due fasi di terapia, una attiva e una di mantenimento. La seconda, ha chiaramente l’obiettivo di preservare quanto effettuato dalla prima, e tutto il processo impiega all’incirca 13 settimane per concretizzarsi.
Terapia attiva
La prima fase della terapia è quella attiva, e ha la funzione di arrestare la diffusione della parodontite. Innanzitutto, il dentista dovrà rimuovere tartaro e placca, così da ridurre immediatamente il sanguinamento delle gengive. Successivamente, bisognerà controllare anche che nelle aree attaccate, come le tasche parodontali, la situazione non sia troppo grave con la perenne contaminazione batterica (i batteri tendono a replicarsi).
Vanno assolutamente rimosse le possibili cause della parodontite, come le otturazioni imprecise. Il paziente non dovrà nemmeno incrementare i rischi, e dovrà eliminare azioni come fumare. Infine, il medico dovrà elaborare delle istruzioni da dare all’individuo per curare al meglio la sua igiene orale, personalizzando il da farsi in base alla gravità del problema, e magari facendo sì che il paziente utilizzi strumenti efficaci.
Terapia di mantenimento
Una volta terminata la prima fase, si entra nella seconda, ovvero la terapia di mantenimento. Per far ciò, è necessario che i tessuti sottoposti alla cura, guariscano nel giro di 8 o 12 settimane al massimo, in modo tale che il parodontologo possa svolgere serenamente l’esame radiografico e il sondaggio parodontale. Quando il medico specializzato ha potuto analizzare i nuovi dati, per terminare la cura è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico. In tal caso, con la terapia chirurgica parodontale possono essere rimossi i batteri e ripristinare i tessuti molli e ossei attaccati.
Una volta rigenerati del tutto i tessuti, non resta che seguire un trattamento personalizzato da svolgere nel tempo, per preservare il processo precedente. I controlli vengono effettuati con una periodicità che va dai 2 ai 6 mesi, e consente al paziente di non aggravare la situazione fino al punto di sanguinare con costanza dalle gengive, o addirittura perdere i denti che non sarebbero sostenuti come si deve. La parodontite non può essere curata definitivamente, ma se non viene alleviata e arrestata, rischia di peggiorare e non poco la situazione gengivale e dentale.